LA MALARIA
La malaria è la più importante delle malattie parassitarie: colpisce ogni anno oltre 250 milioni di persone ed è responsabile di circa un milione di morti.
Le campagne mondiali di lotta hanno permesso l'eradicazione della malattia dal Nord America e dall'Europa; mentre resta endemica nella maggior parte dei paesi tropicali.
Anche in Italia, oggi, non si hanno casi autoctoni, mentre si registrano - come in tutte le aree "indenni" - i casi di "malaria d'importazione", contratta da viaggiatori provenienti da zone endemiche.
E' una malattia caratterizzata da accessi febbrili che si ripetono con periodicità costante e caratteristica (ogni 48 o 72 ore), provocati da protozoi chiamati plasmodi della malaria, che viene trasmessa dall’individuo malato a quello sano attraverso la puntura di zanzare femmine del genere Anopheles.
La malaria deve il suo nome al fatto che veniva attribuita ai miasmi (mal'aria) dell’aria umida e malsana delle pianure coperte di acquitrini e paludi.
Detta perciò anche "paludismo" e diffusissima nelle zone tropicali e temperate, in Italia la malaria ha rappresentato la principale causa dello spopolamento delle campagne.
Solo nel 1882, con la promulgazione della prima legge organica in materia di bonifica su iniziativa del grande idraulico Alfredo Baccarini (1826-1890), si potettero impostare le prime misure di contrasto finalmente efficaci.
La legge Baccarini, infatti, partendo da una classificazione degli interventi basata su criteri economici ed igienici, permise un primo imponente arretramento della malaria nelle zone settentrionali.
Nell'Italia centromeridionale e insulare, invece, anche per l'assenza di associazioni di proprietari che potessero beneficiare delle opportunità offerte dalla legge, la situazione rimase grave.
Le cifre ufficiali davano, sino al 1895, una media di 15.000 morti l’anno, mentre in Basilicata, nel 1901, fu registrata una mortalità di 166 abitanti su 100.000 (rispetto alla media nazionale di 39).
- dall'uso massiccio di chinino nelle campagne (a partire dalla seconda metà del XVII secolo), favorita da opportuni provvedimenti legislativi che imposero l'abbassamento del prezzo, facilitarono il reperimento attraverso la vendita nelle tabaccherie e ne resero obbligatoria la somministrazione;
- dalla produzione e uso su larga scala di antimalarici di sintesi (1925);
- dall'utilizzo del Ddt (dopo la seconda guerra mondiale).
La lotta contro la malaria proseguì con enormi difficoltà attraverso parziali successi e ripetute recrudescenze
dovute agli ostacoli nella diffusione dei presidi sanitari e nell'attività profilattica, alla complessità degli interventi richiesti per combattere il degrado ambientale e all'acquisita resistenza delle zanzare agli agenti chimici.
Lungo un arco storico millenario la malaria è stata, per le popolazioni mediterranee, uno dei suoi più irriducibili nemici, fino a rappresentare una componente essenziale delle questioni contadina e meridionale in Italia e una delle principali motivazioni sociali delle bonifiche.
Malattia per eccellenza dell’ambiente, la malaria ha opposto spesso ostacoli insormontabili alla presenza umana sulla terra, ha pesantemente condizionato la vita delle popolazioni e la potenzialità produttiva del lavoro nelle pianure.
Nelle cronache di un non lontano passato si ritrovano infatti le descrizioni di una sconfinata distesa d'acqua stagnante che dominava tragicamente la costa jonica, rendeva impossibile il soggiorno in luoghi infestati dalla malaria, impediva la coltivazione della terra sommersa dagli stagni fetidi e persino il raggiungimento dei luoghi, a causa delle asperità dei sentieri e la quasi totale mancanza di vere strade.
La sconfitta della malaria fu uno dei primi, grandi successi del Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto, le cui imponenti opere hanno trasformato quelle terre malsane e poverissime in territori ubertosi ai più alti gradi di produttività.